NEI BOSCHI TRENTINI I VERI SOGGETTI IN VIA DI ESTINZIONE SONO GLI OPERAI FORESTALI !

I numeri sono impietosi: negli ultimi vent’anni, nel solo Servizio Foreste della Provincia di Trento gli operai addetti alla manutenzione del territorio, sono passati da 400 a poco più di 150 unità. Stesso drastico calo, proporzionalmente, è toccato agli occupati nell’Agenzia Foreste Demaniali, mentre arrancano dal punto di vista occupazionale anche gli Enti Parco, le Aziende Forestali e i pochi Comuni dotati di squadre boschive, alle prese con una progressiva ed implacabile diminuzione delle risorse destinate alla cura e alla manutenzione del territorio.
Operai forestali che in Trentino presidiano una superficie di circa 346.000 ettari, in prevalenza ricoperti da boschi e che riuscivano fino a poco tempo fa, grazie alla loro grande professionalità ed impegno, a garantire una gestione di qualità del bosco e una corretta opera di prevenzione ambientale.
Scriviamo che riuscivano perché da alcuni anni l’impegno e l’orgoglioso attaccamento al loro lavoro non basta più: i lavoratori da noi rappresentati, ci trasmettono nel corso delle assemblee che svolgiamo sul territorio, un profondo senso di frustrazione derivante dalla consapevolezza di essere ormai impiegati in opere di ordinaria manutenzione che senza una decisa inversione di tendenza, nel breve volgere di pochi anni, comprometterà inevitabilmente quanto di buono è stato concepito e messo in atto dalla nostra Provincia in decenni di lungimirante opera di prevenzione post alluvione del 1966 e in epoca più recente, dopo il tragico evento di Stava.
Questi lavoratori che assistono basiti, come tutti i cittadini, alle disastrose e tragiche alluvioni che si susseguono in diverse regioni italiane, lanciano un grido di allarme: anche il Trentino, fragile come tutto il territorio italiano dal punto di vista idrogeologico ( basti pensare che secondo gli ultimi dati quasi la totalità dei comuni della nostra Provincia sono considerati a rischio e che la ricerca colloca la stessa tra le 10 province più esposte ) sta abbassando pericolosamente la guardia.
Frane e alluvioni sono fenomeni naturali e fanno parte dell’evoluzione del territorio (anche se la tropicalizzazione degli eventi atmosferici alle nostre latitudini, meriterebbe una riflessione più approfondita). Ma se è praticamente impossibile impedire alla natura di fare il suo corso, è invece fondamentale operare concretamente per mitigare il rischio e limitare l’esposizione dei cittadini e dei turisti ; in questo senso il lavoro nel bosco rappresenta indubbiamente il primo, insostituibile baluardo.
La Fai Cisl chiede a tal fine l’attivazione urgente di un tavolo di approfondimento e confronto con gli Assessori competenti, poiché progettare nuovi interventi, riprogrammare la manutenzione e la cura mirata dei nostri boschi, unitamente alla sistematica pulizia degli alvei dei numerosi corsi d’acqua, sono azioni che devono tornare al centro delle scelte politiche trentine: purtroppo gli alberi non votano e, specialmente in periodi di bilanci provinciali magri, la salvaguardia del territorio e la prevenzione ambientale elettoralmente non pagano.
Fai Cisl condividendo le preoccupazioni dei lavoratori forestali ( ai quali ricordiamo è applicato un contratto di lavoro di natura privatistica ) esorta quindi le istituzioni provinciali a rilanciare la progettualità in questo settore, per tornare così a recitare, come in passato, un ruolo da protagonista e diventare un volano fondamentale per sviluppare nuova occupazione, investendo comunque molte meno risorse di quelle che, la storia insegna, servono poi per riparare i danni di una miope assenza di attività preventiva.
In queste mesi, inevitabilmente, si sono rinfocolate le polemiche a livello nazionale, sul numero degli operai forestali occupati nelle regioni del sud Italia: non spetta a noi entrare nel merito della questione ma quel che è certo è che in Trentino gli operai boschivi ormai sono stati ridotti ai minimi termini, l’operatività delle squadre nei vari distretti messa in discussione, il presidio del territorio di queste importanti figure fortemente depotenziato.
A livello locale si è tornati a parlare di boschi grazie, o per meglio dire, a causa, della vicenda dell’orsa Daniza e purtroppo, più recentemente per i tragici incidenti occorsi a boscaioli di ditte private, che vi hanno perso la vita (paradossalmente non con la stessa attenzione mediatica).
Gli operai forestali degli Enti e dei servizi provinciali che negli anni hanno acquisito una grande professionalità si sentono poco considerati.
Un azzeccato slogan di qualche tempo fa, definiva il bosco “la seconda casa dei trentini” : ecco, gli operai che rappresentiamo, hanno da tempo ricevuto lo sfratto.

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